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Perchè consumare alimenti a basso indice glicemico?

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Sicuramente seguire una dieta a basso indice glicemico ha molti benefici per tutti, tra cui lo stare in salute e in forma, senza repentini cali di energia. 

In questo articolo la Dottoressa Claudia Priante, Biologa Nutrizionista esperta in Nutrizione funzionale, clinica e sportiva, approfondisce alcuni aspetti clinici e patologie per cui una dieta a basso indice glicemico puo' rappresentare un efficace alleato delle cure farmacologiche.

 

Perchè consumare alimenti a basso indice glicemico?

  • Gestione e lotta all’Obesità

La raccomandazione dietetica convenzionale per la gestione dell'obesità è una dieta ipocalorica a basso contenuto di grassi, che tuttavia ha solo effetti modesti e non sostenuti sulla riduzione del peso. Sono stati proposti invece interventi dietetici alternativi, inclusa una dieta a basso indice glicemico.

Ma cos’è l'indice glicemico? È una valutazione fisiologica del contenuto di carboidrati in un alimento attraverso il suo effetto sulle concentrazioni di glucosio nel sangue. 

Gli alimenti ad alto indice glicemico vengono rapidamente digeriti, assorbiti e trasformati in glucosio. Questi processi causano sbalzi accelerati e transitori della glicemia e dell'insulina, un precoce ritorno della sensazione di fame ed un apporto calorico eccessivo. 

Al contrario, una dieta a basso indice glicemico diminuisce la glicemia e l'escursione dell'insulina, promuovendo una maggiore ossidazione dei grassi, diminuendo la lipogenesi (produzione dei grassi) ed aumentando il senso di sazietà. 

La moderna tecnologia di trasformazione degli alimenti ha prodotto moltissimi prodotti alimentari ad alto indice glicemico che possono contribuire alla crescente epidemia di obesità, soprattutto nei bambini/adolescenti, e dei rischi cardio-metabolici negli adulti (diabete, infarto, ictus…).

 

  • Prevenzione e trattamento di Malattie metaboliche e infiammatorie come Long Covid, Parkinson ed Helicobacter Pylori

La classificazione dell'indice glicemico degli alimenti è stata utilizzata come strumento per valutare le potenziali strategie di prevenzione e trattamento per le malattie in cui il controllo glicemico è importante, come il diabete. È stato anche segnalato che le diete a basso indice glicemico migliorano il profilo lipidico sierico, riducono le concentrazioni di proteina C-reattiva, la quale aumenta in forti condizioni infiammatorie che predicono una patologia in atto.

Il Long Covid, dovuto alle infezioni virali prolungate, è definibile oggi, come «diabete di Tipo 4», caratterizzato da particolari sintomi quali affaticamento (sia a riposo che sotto stress), disturbi del sonno, dolori diffusi e confusione mentale. Va ricordato che tutti i virus endocellulari, in presenza di una dieta ricca di zuccheri e con alto indice glicemico cronicizzano l’infezione.

Il Parkinson e l’Alzheimer rientrano invece nella configurazione di un «diabete di Tipo 3». Alla base di tutte queste condizioni patologiche c’è sempre un’insulino-resistenza ed un’infiammazione cronica di basso grado.

Inoltre è stato visto che un elevato indice glicemico nell’alimentazione quotidiana elevi significativamente il rischio di diabete di tipo 2 e d’infezione da Helicobacter pylori, un batterio capace di innescare una forte infiammazione a livello dello stomaco causando reflusso, nausea, vomito, gastrite cronica e digestione lenta ed è trasmissibile da uomo a uomo per via orale o oro-fecale.

 

  • Cancro ed Epilessia

Le diete ad alto indice glicemico, attraverso particolari studi, sono state associate ad un aumentato rischio di cancro del colon-retto, alla mammella e alla prostata ed è stato visto che nei bambini di età compresa tra 2 e 8 anni con epilessia refrattaria ai farmaci, la somministrazione di una terapia a basso indice glicemico insieme ai farmaci antiepilettici in corso (ASM) è più efficace nel ridurre la frequenza delle crisi rispetto al solo ASM.

 

  • Diabete Gestazionale

Le donne a cui viene diagnosticato diabete mellito gestazionale (GDM), ovvero un’iperglicemia durante la gravidanza, devono essere informate sui loro maggiori rischi di ridotta tolleranza al glucosio, diabete mellito di tipo 2, disturbi ipertensivi, malattie cardiovascolari e sindrome metabolica. La gestione del GDM mira a mantenere uno stato normoglicemico e prevenire un eccessivo aumento di peso al fine di ridurre le complicanze materne e fetali. 

 

  • Conclusioni

C’è da dire però che non esiste un "Indice Glicemico individuale", ma ciò che varia da individuo ad individuo è la tolleranza al glucosio, dipendente da fattori modificabili (errata alimentazione, fumo, alcool, assenza di attività fisica) e non modificabili (età, storia familiare).

In sintesi quindi l'IG merita notevole considerazione come misura altamente rilevante della qualità dei carboidrati, insieme alle proporzioni di fibra, contenuto di cereali integrali, tipo di amido ed aggiunta di zuccheri. Oltre ovviamente al consumo di alimenti a basso indice glicemico, c’è la possibilità di associare ingredienti funzionali per mantenere uno stato di equilibrio glicemico.

Da ricordare infine che non sempre basso indice glicemico significhi alto valore nutritivo; ma se all’interno di un prodotto troviamo entrambe le componenti, allora è da prediligere rispetto a tutti gli altri.

  

A cura della Dott.ssa Claudia Priante

Biologa Nutrizionista, esperta in Nutrizione Funzionale, Clinica e Sportiva

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